Erlösung ist nicht. Was vielleicht auch damit zusammenhängt, dass der Ring in Palermo nicht mehr zu sehen war — trotz der zahlreichen Bezüge Richard Wagners zu dieser Stadt. Musikalisch hingegen war sie eine ziemlich runde Sache. Nur der arme Siegfried Christian Voigt distonierte zumindest in der von uns besuchten Vorstellung mitleiderregend.
Vick ci mette del suo, accentuando le caratteristiche autodistruttive del capolavoro wagneriano e componendo una drammaturgia che annulla ogni possibile illusione. Sono innanzitutto le tre Norne a intessere il filo della memoria, espresso efficacemente nella narrazione e musicalmente dal riecheggiare degli accordi sui quali Siegfried aveva risvegliato Brünnhilde.
Compattezza e attenzione al dettaglio sono infatti le linee guida che presiedono alla prova della compagine strumentale del Massimo, rinsaldando il legame con quanto avviene sul palcoscenico. Mimi e danzatori impersonano infatti i flutti del fiume, prima sul palcoscenico e poi in platea, lungo le due fila delle poltrone di giro.
Infatti, pur proponendo una lettura innovativa, a tratti eccessiva e sregolata, il senso delle parole viene di rado tradito, ma tradotto secondo interpretazioni plausibili. La dinamite rientra dunque fra quegli elementi che ci ricordano la fine imminente di un mondo fin dal principio votato alla distruzione.
Non ha invece bisogno di etichette la Gutrune di Elizabeth Blancke-Biggs, discinta e incline ad atteggiamenti incestuosi con il fratello. E proprio in questo risiede il travisamento di Vick: i personaggi rimangono infatti sempre uguali a se stessi, come bloccati in uno stereotipo che non li porta a cambiare nel corso del Ring.
